Lo so, lo so, non è che uno si sveglia e può decidere di sparare a zero sulla prima cosa che vede... e infatti mi sono preparato bene. Quando mi è apparso davanti, gli occhi hanno iniziato a sanguinare. Mi son domandato "Accecato da troppa bellezza? Troppa perfezione?" ma che diamine poteva essere... il mio cervello mandava segnali, di quelli forti, pesanti, tipo strobo in discoteca (lo accendono ancora lo strobo in discoteca?) e ad un certo punto era li, palese come il sole, limpido come l'acqua. Dietro cotanta grazia, ciò che i miei occhi respingevano era un logo (o facente tale) che null'altro ricordava se non il ben più celebre marchio della birra Ceres.
Ora, potrei pure capire che se ti fai fare il lavoro dal famosissimo cugino dello zio del nonno, bhè, costui è ben inconsapevolmente lontano dal capire che oltre al fatto che devi farti una bella ricerca pre sviluppo, diciamo che se pure sposti l'accento e lo trasformi in apostrofo, cambi il colore di fondo e il carattere, questo grande professionista non capisce che non puoi copiare un logo pre-esistente, soprattutto se di una nota azienda internazionale. Ed ecco perché spero che sia stato il cugino dello zio del nonno a fare sta porcheria.
Ma se quanto vi ho appena descritto non bastasse, ecco subito un'altra bella chicca, una dimostrazione di bravura nella magia e nei miracoli, che a sto o a sta progettista tutti i maghi e i santi del mondo gli fanno un baffo.
Allora, io lo capisco pure quello che volevano fare, per carità, ma se io ci leggo "Cé Emiliania" (e non "L'Emiliana" come è in realtà) Houston abbiamo un problema non da poco... senza contare che quel "puntino-sole-luna" sulla lettera "i" fa a botte con lo stesso "Cé", togliendo spazio, proporzione e equilibrio. Ma poi, quella "N" in caduta libera, che centra? E la "A" che vola? Volaaaareeee... ohohohohoh.... Vabbè.
Paolo Carta
#studiocabori