Qualche giorno fa ho avuto modo di leggere un articolo che affrontava una tematica particolare, se fosse più o meno vantaggioso collaborare con uno studio grafico esterno o avere dei progettisti interni alla propria azienda. In circa 20 anni di lavoro, ho avuto modo di visionare diverse realtà e pochissime di queste avevano un proprio compartimento creativo al loro interno. Forse perchè effettivamente ci sono delle problematiche?
Qualche giorno fa leggevo un articolo dove si evidenziavano alcuni punti, come ad esempio i costi che uno studio interno comporterebbe. Effettivamente avere alle dipendenze dei progettisti che lavorano una volta al mese, magari solo per una settimana, in effetti potrebbe essere dispendioso. Al contrario per un'azienda che necessita un continuo confronto con il proprio reparto creativo e della comunicazione, uno studio interno sarebbe la soluzione ideale? Proviamo ad analizzare il tutto.
Anni fa, quando ancora lavoravo come freelance durante la mia formazione c/o l'Accademia di Belle Arti "Mario Sironi" di Sassari, mi contattarono per un lavoro alla Plastwood, l'azienda che inventò il Geomag quel giochino con i magneti e le barrette colorate; l'azienda chiuse nel 2010 ma ricordo che nel periodo in cui la visitai restai affascinato nel vedere il loro compartimento creativo, più che altro dedito alla realizzazione del magazine o almeno questo è ciò che mi fecero capire. E di fatto il lavoro (nulla di chè) era la possibilità di lavorare come esecutivista, quindi non esattamente progettisti grafici. Ecco, forse la vera problematica è questa, che all'interno di aziende di questo calibro e a seconda del settore merceologico, i creativi sono pochi e ciò che si richiede maggiormente sono gli esecutivisti e da questa considerazione mi ricollego ad un'altra affermazione che si faceva in tale articolo e cioè che lavorando esclusivamente per una sola azienda, magari in un modus operandi da catena di montaggio, l'ego creativo appassisce e ciò non fa bene nè all'azienda nè tanto meno al progettista che di fatto viene inserito in un ruolo non suo e si adatta per "il tozzo di pane". Sicuramente chi si occupa realmente di progettazione ha vita diversa, ma ciò non toglie che le briglie troppo strette ai creativi non sono mai piaciute. Quel lavoro alla Plastwood alla fine non lo ottenni e con il senno di poi dico fortunatamente, perchè di fatto è la moltitudine di esperienze fatte successivamente che mi hanno reso ciò che sono adesso.
Paolo Carta
#studiocabori
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